La storia e il restauro
Museo degli Indios dell’Amazzonia
Il Museo dal 1973 ad oggi
Passione e tecnologia all’opera
Al posto del MUMA, dal 1973, sorgeva già il Museo degli Indios dell’Amazzonia, ideato da padre Luciano Matarazzi, che l’aveva realizzato grazie al materiale che periodicamente i missionari gli donavano, facendo la spola tra l’Alto Solimões e Assisi.
Il Museo precedente è stato disallestito completamente e, vista la variet à e la grande quantitàdegli oggetti che erano esposti (fiori, frutti, pesci, insetti, rettili eutensili vari), è stata eseguita sia una documentazione fotografica che un’elencazione dei pezzi. Lo stato di conservazione era differenziato, mentre imateriali antropologici (legno, ceramica, vimini, fibre vegetali ecc) erano incondizioni generalmente discrete; gli animali imbalsamati versavano, invece, incondizioni pessime.
Dopo aver provveduto alla conservazione e restauro dell’esistente, si è provveduto al nuovoallesti mento. Gli oggetti esposti nelle nuove vetrine sono stati selezionatitra quelli meglio conservati e più significativi.

Gli animali hanno trovato una migliore e più suggestiva sistemazione all’interno di 3 grandi diorami in scala 1:1; uno collocato all’ingresso e due che inerpicandosi per due piani del museo, ricostruiscono l’ambiente naturale della foresta pluviale amazonense. Il colpo d’occhio è davvero spettacolare. Un pezzo di foresta perfettamente ricreato, dettagliato e del tuo coerente con la realtà.
Non è stato il solo cambiamento: gli spazi sono stati ridisegnati, le teche sono diventate postazioni digitali, le foto hanno acquisito parola e movimento, l’illuminazione è diventata parte integrante dell’allestimento, i rumori della foresta hanno sostituito il silenzio, i volti dei protagonisti hanno voce, la guida del museo è una sofisticatissima cuffia che parla italiano, inglese e portoghese.
La ristrutturazione dell’edificio è stata una vera e propria sfida per rendere accessibile a tutti il nuovo museo.
Progetto museale e progetto architettonico hanno viaggiato in totale simbiosi fino a far diventare l’architettura parte integrante del racconto museale. La scelta dei materiali e delle finiture è strettamente correlata all’allestimento e al nuovo concetto di comunicazione di cui questo museo è l’espressione. Come in un puzzle, ogni componente del museo è funzionale all’insieme.
Il nuovo MUMA è dunque un concentrato di multimedialità:
- il progetto sonoro è uno dei punti d’eccellenza del museo e si muove su due livelli: l’audio ambiente, diverso per ogni sala, e la voce dello speaker, che accompagna il visitatore, sono mixati in modo tale da dare a ogni oggetto, personaggio, luogo raccontato la sua corretta ambientazione;
- l’audio ambiente è originale, raccolto nell’Alto Solimõe tra il 2006 e il 2010;
- le musiche sono state registrate in occasione del festival di musica indigena che da qualche anno si svolge a Belèm do Solimões, nel cuore della nazione indigena ticuna;
- il sound design è stato realizzato appositamente per il Museo.
L’interattività è il tratto distintivo del MUMA. In ogni sala del museo il visitatore entra in contatto diretto con la realtà ambientale e umana dell’Alto Solimões attraverso:
- personaggi virtuali, cartine di namiche, proiezioni che si susseguono in ogni sala, intervallate da 25 teche in vetro all’interno delle quali sono stati selezionati i reperti meglio conservati e già presenti all’interno del primo museo Etnografico aperto nel 1973;
- quattro colonnine di approfondimento, ognuna delle quali permette un percorso di approfondimento tematizzato, con circa 300 foto d’epoca e 20 contributi filmati (alcuni risalenti agli anni Cinquanta).