Gli indios Ticuna

La tribù più grande dell’Amazzonia brasiliana

Chi sono

I Ticuna sono un popolo amerindio che attualmente abita alla frontiera tra Perù, Brasile e Colombia

I Ticuna sono un popolo amerindio che attualmente abita alla frontiera tra Perù, Brasile e Colombia, nell’area racchiusa dai fiumi Putumayo, Içá e Solimões. E’ ormai quasi accertato che i Ticuna provengano dall’Asia. Ad avvalorare questa tesi è la presenza di una macchia giallastra situata in fondo alla spina dorsale dei neonati ticuna. Una macchia che poi, lentamente, scompare. I Mongoli dell’Asia centrale hanno, alla nascita, la stessa identica macchia. Ma la cultura ticuna è profondamente ancorata alla tradizione indigena sudamericana, infatti alla base di ogni credenza c’è il “mito”.

CULTURA INDIGENA

In tutta la cultura indigena sudamericana un ornamento caratteristico è rappresentato dall’uso delle maschere: nella mentalità ticuna esse rappresentano gli spiriti benevoli della foresta o, anche, i demoni che cercano di insidiare la ragazza durante il rito di “iniziazione” all’età adulta, la “Moça Nova” (ragazza nuova). Nella cultura indigena è forte il bisogno di rappresentare tutto ciò che è misterioso sia nel bene che nel male, per esorcizzarne gli effetti. Non è facile comprendere con esattezza il simbolismo delle maschere e la loro rappresentazione. La varietà è tale da non consentire interpretazioni sempre univoche. Il popolo Ticuna, come quasi sempre nell’universo delle nazioni indigene, è molto geloso delle proprie tradizioni, senza dimenticare che nel passaggio graduale dalla lingua ticuna al portoghese alcuni dei significati ancestrali sono andati perduti. Anche la danza è parte integrante della cultura Ticuna, di socializzazione fondamentale. In occasione delle feste più importanti si balla per giorni quasi senza tregua. Capita soprattutto durante i riti legati al passaggio all’età adulta.

USI E COSTUMI

Gli indios Ticuna hanno una cura particolare nel vestirsi in occasione delle feste tribali, quando usano abbigliamento e ornamenti tipici. Quelli più comuni sono le collane ricavate con i più svariati elementi: semi di piante, denti di animali, conchiglie e chiocciole, figure di legno intagliate su gusci di frutti tropicali e dei bracciali costruiti con l’osso intagliato della palma tucumã o con fibre vegetali. Si può parlare di una vera “arte amazzonica” che non solo sviluppa le capacità creative di bambini e adulti ma ha reso l’artigianato artistico un bene produttivo.
Quello che suscita maggiore curiosità sono le vesti che si ottengono da un tessuto fibroso (tururi) che si ricava dalla corteccia di una speciale palma (capinuri). Il tururi bianco lo si usa come stuoia e per la realizzazione di borse, ma quello più comune è per la confezione di maschere. Esiste anche il tururi rosso, ma è meno pregiato e viene usato perlopiù per le stuoie.
Fa parte dell’abbigliamento anche il cocar, un diadema fatto con le penne della coda del pappagallo Arara; viene posto sulla testa della “ragazza nuova” dopo il rito del taglio dei capelli.

Anche la pittura del viso e del corpo usata in modo particolare in occasione delle feste è fatta con urucum (rosso) e jenipapo (blu-nero) e fa parte, a pieno titolo, del “corredo artistico” dell’indios Ticuna.
I Ticuna ancora oggi sono molto abili nel lavorare oggetti in legno come mestoli e cucchiai che abitualmente vengono usati per la preparazione dei cibi.
Oggi come un tempo mangiano seduti per terra prendendo il cibo con le mani da un unico piatto posto in mezzo al cerchio dei commensali. Riso, pesce e farina di mandioca sono alla base della loro dieta quotidiana.

IL CLAN

La varietà di pittura del viso, durante i riti, rivela a quale clan un individuo appartiene perché l’organizzazione sociale dei Ticuna è clanica. La tribù è composta in una trentina di clan che portano il nome di piante o di animali. Tra i membri di uno stesso clan esiste un sentimento di profondo rispetto e solidarietà, creando vincoli stretti come quelli di sangue.
Il matrimonio è possibile solamente tra membri di clan differenti senza eccezioni!

COME VIVONO

Fino alla fine degli anni ‘60, la tradizione indigena ticuna era ancora saldamente ancorata al passato. I contatti sempre più frequenti con il mondo dei coloni brasiliani ne hanno inevitabilmente mutato la cultura, gli usi, i costumi.
Ne è esempio la vita domestica. Oggi i Ticuna vivono per lo più in villaggi composti di piccole case in legno o in muratura, usano pentole in alluminio, a volte piatti e qualche volta posate. Non sono così rari i bicchieri di vetro, piccoli mobili, sedie in legno.
Non era così nel recente passato. L’indio Ticuna, infatti, viveva in una capanna chiamata “maloca” in cui non mancava mai l’amaca che scende dal soffitto utilizzata per il riposo pomeridiano. Ma per dormire, ci si sdraiava a terra su una stuoia. Molti dei recipienti usati per mangiare e bere erano ricavati dai frutti di una pianta chiamata cuiera.

CACCIA E PESCA

Vivendo lungo il corso dei fiumi i Ticuna si cibano soprattutto di pesce. Infatti nel bacino amazzonico si trova la più vasta varietà di pesci del mondo: dal maestoso pirarucu (pesce rosso che misura fino a 2 metri e mezzo) al piranha (piccolo quanto pericoloso), al pesce spada, al gimnoto (puraquê) (capace di produrre forti scariche elettriche), al delfino rosa, per un totale di oltre 2000 specie.
La pesca è la principale occupazione degli indios Ticuna: di fatto è il loro lavoro.
Per pescare usano l’arpione, le frecce, la rete (tarrafa), l’amo, la poita (una lunga corda a cui vengono attaccati molti ami) e il timbó, oggi proibito, un succo tossico che si ottiene dalle radici di una pianta che ha la capacità di stordire il pesce così da facilitarne la pesca.
Quando la pesca scarseggia i Ticuna ricorrono alla caccia, un’attività che viene praticata soprattutto in occasione delle feste.
Le specie di animali più comuni sono la cutia (roditore grande come un coniglio), il capivara (roditore di piccola, media stazza), il quati (procione) e alcune specie di scimmie. Tra gli uccelli sono ricercati per le loro carni il mutum (una sorta di tacchino), lo jacu (un gallinaceo) e i piccioni selvatici.

Oggi gli indios usano il fucile, ma fino a qualche decennio fa la caccia era praticata solo con le armi tradizionali: l’arco con frecce avvelenate (si dice che i Ticuna sapessero preparare il curaro più micidiale del mondo) e le cerbottane; armi lunghe fin oltre due metri. Per gli animali grandi era usata la lancia. Un altro arnese, il terçado, un coltellaccio dalla lama lunga e larga, serviva un po’ a tutti gli usi, ma all’occorrenza poteva diventare anche un’arma molto pericolosa.

ASPETTO FISICO

I loro tratti psico-somatici caratteristici sono: altezza media 1,60cm, colore della pelle bronzeo, capelli neri, folti, spessi e lisci. Esprimono tutto anche solo con un movimento impercettibile dei muscoli del viso.

LA LINGUA

All’inizio del XX secolo il mondo indigeno era del tutto sconosciuto ai primi missionari umbri che si avventurarono lungo i fiumi dell’Amazzonia brasiliana. L’impatto fu sofferto; ci sono voluti oltre vent’anni perchè le due mentalità entrassero davvero in comunicazione e comunione. La lingua ticuna è definita un’ isola linguistica. E’ tonale, formata da radicali che riescono a racchiudere in una parola, soggetto verbo e alcuni complementi. Oggi molti Ticuna parlano il portoghese, anche se con difficoltà perché alcuni suoni non sono presenti nella loro lingua. L’evangelizzazione avviene in portoghese e alcuni indigeni traducono per gli altri.

LA MOÇA NOVA

Nell’ultima notte del rito, tutti aspettano la giovane a cui saranno rasati i capelli, gesto che servirebbe a farle ricordare i consigli importanti ricevuti in quei giorni. L’ultimo atto consiste in un bagno purificatore nelle acque del fiume. Durante il rito oltre ai canti e ai balli c’è l’inserimento delle maschere, ornamento caratteristico che può rappresentare spiriti benevoli o demoni. Le principali maschere sono: la madre del vento, tappeto rotondo ricavato dall’albero del capinuri su cui la ragazza si siede al centro, simbolo di venerazione del vento. Il jurupari cioè il demonio, il macaco, spirito maligno e il totem del clan di appartenenza della famiglia. Durante la moça nova si utilizzano strumenti musicali; il principale è l’auricana poi il toku toki che è un corno di legno, una tromba lunga circa due metri il bu-bu, l’antico tam-tam, la marimba e le maracas.